Roccagiovine
Roccagiovine

Sullo spigolo di uno dei tanti fabbricati che circoscrivono il largo è scritto Piazza Vacuna; sulla fontana, di fronte ad uno zampillo che invita ad assaporare la fresca acqua, è posta invece questa iscrizione: “Limpida sorgente che saluta i ruderi del tempio di Vacuna allieta l’abitazione di Roccagiovine”.Vacuna era un’antica dea italica di carattereagricolo, identificata da Varrone con Vittoria, da altri con Cerere o Diana. I Romani e soprattutto i Sabini la considerarono la divinità del riposo, dopo il lavoro dei campi. In suo onore, durante il mese di dicembre, erano celebrate delle feste delle Vacunalia. Ed è proprio a Roccagiovine che sorgeva un antico tempio, per onorare questa dea, ricordato da Orazio. Il massimo poeta latino. nella lettera diretta ad Aristio Fusco, cosi concludeva: “Haec tibi dictabam post fanum putre Vacunae, excepto quod non simul esses cetera laetus – Dettavo questa lettera per te al fresco, dietro il tempio diroccato di Vacuna; e tu solo mi mancavi a compiere la mia felicità -” (Epistularum – lib. I,X -II). Le notizie sull’ubicazione di questo tempio sono scarse. si può solo ipotizzare come individuazione l’area d’insediamento del castello Orsini,la Chiesa di S. Nicola o la piazza stessa dove sgorga la limpida ed abbondante sorgente. Il tempio, descritto diroccato da Orazio, venne comunque ricostruito da Vespasiano (69-79 d.C.).

L’imperatore era infatti nativo di Rieti, e come tutti i Sabini doveva essere particolarmente legato alla divinità ed a questi luoghi. Un’iscrizione rinvenuta nel secolo scorso, attualmente murata sulla facciata del castello di Roccagiovine, ricorda questi lavori: “Imp. Caesar. Vespasianus – aug Pontifex Maximus Trib – Potestatis Censor Aedem Victoriae – Vetustate Dilapsam sua Impensa – Restituit”. L’epigrafe latina conferma. sull’autorità di Varrone, l’identificazione della dea Vacuna con Vittoria. I numerosi reperti rinvenuti in più località; sarcofagi con iscrizioni in greco e latino, frammenti di statue, fistule plumbee, blocchi di marmo e laterizi. attestano che attorno al tempio si formò anche un aggregato urbano. Molto materiale venne abbondantemente riutilizzato per le costruzioni medioevali. Un bassorilievo raffigurante l’Autunno è stato addirittura usato come stipite in una finestra del castello Orsini. La colonna di granito, attualmente sormontata dalla croce con la data del 1655 scolpita dai sopravvissuti alla pestilenza, è sicuramente appartenente al tempio ricostruito da Vespasiano. Presenta infatti l’identico materiale e lo stile delle colonne rinvenute in Subiaco ed appartenenti alla Villa di Nerone. Vespasiano fu l’immediato successore di Nerone dopo il breve periodo di Galba Otone e Vitellio durato poco più di un anno. Anche i veri frammenti di statua rinvenuti sono forse appartenenti alla statua della dea. Dopo il periodo ciassico notizie e testimonianze sull’antico tempio di Vacuna si perdono.

La piazza di Roccagiovine e in alto il castello nel passato; il primo documento che nomina Roccagiovine attribuisce questa localita al Monastero di S. Cosimato in Vicovaro. Innocenzo III, con Bolla del 13 giugno 1212, confermò infatti al Monastero, insieme ad altri beni: “S. Angelo de Roccaiovene”. Gregorio IX. nel 1241, constatando la corruzione spirituale e temporale del convento di S. Cosimato, concesse tutti questi beni al Monastero dei SS. Sebastiano e Fabiano alle Catacombe in Roma. Nel 1351 Roccagiovine risulta in enfiteusi a Ottaviano de Rocca e Cola Buccamatii figlio di Andrea. Con istrumento del 12 maggio 1351 del notaro de Albericis i suddetti, con il consenso dell’Abate Duraguerra, vendono la loro spettanza del castello a Orso di Giacomo. Il castello passò quindi agli Orsini. Innocenzo XI, con chirografo del 28 aprile 1687, autorizzò Giulio Orsini a dare in cambio ai Borghese 1/3 di Roccagiovine per riscattare uno dei 2/3 di Licenza. Nella prima metà del XVIII sec. l’intero castello fu venduto dagli Orsini ai Nunez Sanchez. Nel 1720, da un atto riguardante la presa di possesso da parte di Donna Olimpia Orsini, Roccagiovine risulta ancora di proprietà degli Orsini. Nel 1824 il castello passò ai marchese Luigi del Gallo restando a questa famiglia fino ai tempi odierni. Sulla fontana del paese un’iscrizione richiama la famiglia del Gallo, mentre gli Orsini, oltre ad aver dato il nome al castello, sono particolarmente ricordati dalla popolazione per il dono del dipinto raffigurante la Madonna di Ronci, conservato nella Chiesa di S. Nicola. L’immagine, attribuita alla Scuola dei Perugino (XVI sec.). è venerata dagli abitanti come Madonna delle Grazie.