Tra gli anni 33 – 32 a. C. il poeta latino Quinto Orazio Flacco, ricevette in dono da Mecenate, protettore di artisti e letterati, una villa nella bassa Sabina. Nelle sue opere spesso descrisse l’aspetto dell’ambiente naturale circostante e la vita quotidiana che si svolgeva intorno e nei campi. Nel tardo rinascimento, per merito di eminenti studiosi ed appassionati cultori del mondo classico, vi fu un susseguirsi di ricerche e pubblicazioni nelle quali si indicavano vari luoghi di possibili ubicazioni della villa. Il ritrovamento di alcuni resti di pavimento a mosaico e strutture murarie che affioravano dal terreno su una collinetta a poca distanza dall’attuale paese di Licenza fece concentrare l’attenzione degli studiosi sull’esatta ubicazione del sito.
Il luogo indicato si trovava vicino ad una piccola cascata d’acqua fresca che sorgeva poco più a monte e che doveva ricordare al poeta il FONS BANDUSIAE di Venosa. L’interesse suscitato dal ritrovamento dell’edificio antico incoraggiò gli studiosi ad effettuare ulteriori indagini, sino a quando, nel 1911, vennero iniziati degli scavi regolari, ripresi nel 1915, sotto la direzione dell’eminente archeologo Angelo Pasqui. Le ricerche fecero affiorare le mura e le stanze che a tutt’oggi si possono visitare. Nel 1997 – 2001 Sono stati ripresi gli scavi in altre aree della Villa sotto la direzione del Prof. Bernard Frischer, Departiment of Classics UCLA Director, di concerto con la Soprintendenza dei Beni Archeologici del Lazio, portando alla luce nuove statue e reperti dell’epoca (ancora in corso d’opera). La villa si estendeva per quaranta ettari, che comprendevano un bosco, terreno lasciato a pascolo, frutteti, oliveti e la villa vera e propria. La struttura, in base agli studi e agli scavi, può essere suddivisa in tre parti. Un grande quadriportico d’ingresso a sud, incentrato intorno al giardino interno; l’abitazione principale a nord che si svolge attorno al primo dei due cortili; un complesso termale ad ovest sul quale, nel Medioevo, s’insediò un monastero che in parte cambiò l’assetto di questa ala della villa. La villa era anche dotata di un vivarium destinato all’allevamento dei pesci. Oggi, a testimonianza di quello che è stato questo grande complesso, restano le mura perimetrali degli ambienti, parte del pavimento a mosaico e le terme. I reperti, di epoca classica e medioevale, portati alla luce nel corso degli anni durante gli scavi archeologici, sono custoditi nel Museo Oraziano, nel cuore del paese.
Villa di Orazio, Via Licinese. Tel.: 0774.330329 – apertura su prenotazione.